San Martino di Caprara
Alcuni luoghi ti parlano.
A volte ti raccontano storie che non vorresti sentire.
C’era una volta un piccolo paese di contadini, con una chiesetta e una casa colonica.
Si trovava su un monte, che la gente del luogo chiamava Sole, fra campi di vite, boschi di castagno e risate in bolognese.
Ancora oggi ci puoi arrivare una mattina che decidi di goderti la strada e perderti a respirare un po’ di aria libera.
Se sei fortunato quel giorno il Sole ti scalderà i capelli, oltre a sostenere i tuoi passi.
E incontrerai quel luogo. Proprio quando meno te lo aspetterai .
Mentre lui sembrerà averti atteso lì da sempre solo per raccontarti la sua storia.
O almeno un pezzetto. Di una storia che è anche tua. Anche nostra.
Un minuscolo frammento di Storia, come una scheggia invisibile di un ordigno immensamente più grande.
Quel luogo ti racconterà di un fine settembre.
E lo farà con una voce delicata. Una voce di bambina.
Erano gli anni ’40.
L’autunno era appena arrivato a colorare d’oro la vista e quella volta non giunse da solo.
Con lui c’erano anche le truppe tedesche.
Arrivarono fra quegli alberi puri.
Incontrarono la gente che abitava quelle case.
Erano donne coi loro bambini. Ed un solo uomo con un sola gamba.
Li radunarono.
Li fecero mettere in fila, tutti vicini, davanti alla colonica.
E poi li trucidarono. A colpi di mitraglia.
Bruciarono i loro corpi e le loro case.
Spaccarono l’altare della chiesa e diedero fuoco anche a quest’ultima.
Non spensero le loro voci.
Che ancora oggi tintinnano nel vento, fra alberi di filo spinato e ritratti scoloriti sotto il peso della rugiada.
Alcuni luoghi ci parlano.
A volte raccontano storie che proprio non vorremmo ascoltare.
E mentre tenti di tapparti le orecchie per smetterle di farle sanguinare, ti sorprendi a sentire i tuoi occhi straripare di una straordinaria bellezza.